Domedica 9 Giugno ero a Palermo per promuovere l’iniziativa dell’Associazione Antras per l’acquisto di un Doblò della Fiat adattato per il trasporto dei disabili.
Ho accettato immediatamente l’invito,
perché penso che quello del trasporto pubblico sia un tema fondamentale
all’interno di una società. La libertà di poter scegliere come muoversi
non ha prezzo. Ma, spesso, nelle nostre città non è garantita a causa
delle carenze strutturali dei mezzi di trasporto o l’accessibilità delle
fermate, che vincolano i disabili all’uso dell’automobile personale.
Ci sono molti distinguo da fare. Il
mondo della disabilità, infatti, è variegato e non tutti hanno le stesse
possibilità: un amputato o un paraplegico, per esempio, ha la capacità
di guidare autonomamente la propria auto, ma un non vedente, uno
spastico grave.. dovranno sempre dipendere da una seconda persona.
È una questione di libertà personale,
perché spesso i mezzi pubblici consentono di risparmiare moltissimo
tempo, che altrimenti si perde nel traffico e nella ricerca di un
posteggio (quante auto parcheggiano nei posti riservati senza avere il
permesso?).
Il problema sarebbe facilmente
risolvibile, se ci fossero ascensori “parlanti” e rampe funzionanti.
Ritengo che le iniziative come quelle di Palermo siano fondamentali per
portare il problema all’attenzione delle istituzioni e cercare di
sensibilizzare l’opinione pubblica. Non vorrei dilungarmi troppo, ma
deidererei focalizzare un problema di cui si parla poco: in molte aree
del nostro Paese, la disabilità è ancora vissuta come una colpa,
un peso difficile da portare, spesso, come una vergogna da nascondere.
Accettare un figlio disabile non è semplice. I genitori si sentono in
colpa, si sentono “sbagliati”. Il compito della società e delle
istituzioni è quello di non lasciare sole le famiglie ad affrontare le
difficoltà oggettive che la disabilità porta con sé. Bisogna aiutare una
madre a capire che suo figlio non ha nulla di “sbagliato” o di
“speciale”. Avere un servizio di trasporto pubblico efficiente, che
consenta a tutti di spostarsi, risolverebbe molti problemi e aiuterebbe
anche le famiglie a sentire meno le difficoltà di una vita “diversa” (ma
chi può definirsi normale?).
Nessun commento:
Posta un commento